L'AUTOSTIMA NON ESISTE
Come liberarsi da uno degli ostacoli più grandi che l'uomo si sia costruito
Ed. Youcanprint (2014)
“Questo è un libro irriverente” è l’avviso che l’autrice-psicoterapeuta Ilaria Bertolini dà sin dalla prima riga. La ragione sta nella tesi di fondo promossa dalla dottoressa secondo la quale l’autostima è un’invenzione, non esiste nella realtà, e il volume argomenta e difende questo concetto mediante accurate spiegazioni affiancate da una galleria di casi effettivamente accaduti. In numerosi pazienti la terapista ha notato che i soggetti non erano in grado di individuare effettivamente i problemi che li affliggevano né tantomeno le possibili soluzioni, preferendo attribuirli alla mancanza o all’eccessiva autostima e dunque a un carattere innato in se stessi e immodificabile. Una tendenza promossa da un linguaggio e da una comunità che fa un uso distorto e falso dell’autostima e che andrebbe senz’altro modificata per far spazio all’individuazione delle capacità che ognuno ha di affrontare problemi e difficoltà nei quali incorre nel corso della vita.

PREFAZIONE
Alle sedute di psicoterapia della dottoressa Ilaria Bertolini si accostano persone che raccontano la propria vita e i problemi da cui sono tormentati in maniera assai diversa: ad esempio linadeguatezza espressa da un professore maturo o da una donna giovane desiderosi di incontrare unanima affine per crearsi una famiglia si contrappone alla forte adeguatezza manifestata da una signora sposata che intende porre fine al suo matrimonio. Nell'ampia galleria di casi tratteggiati, gli attori condividono unimpossibilità di mutare lo stallo delle loro vite attribuendone la ragione fondamentale alla propria bassa o alta autostima.
Il volume ha la legittima pretesa di fungere da manifesto contro la percezione del pensiero comune che tratta il concetto astratto di autostima come un oggetto concreto e tangibile. L'autrice sostiene d'altro canto che l'autostima sia una teoria, un costrutto, frutto di un processo conoscitivo, cognitivo e relazionale creato da ciascun individuo all'interno del proprio contesto sociale. Una sorta di capro espiatorio quello dell'autostima che consente di attribuire alla sua mancanza o al suo eccessivo possesso l'incapacità di realizzare ciò che più si vorrebbe. Ecco allora che un ragazzo già direttore dell'azienda agraria della famiglia attribuisce il blocco della sua tesi di laurea non tanto al timore delle responsabilità ulteriori che gli verranno dall'attuazione di progetti e di investimenti per limpresa da lui stesso ideati e firmati come dottore in materia quanto alla bassa autostima che ha di sé e delle sue capacità di completare la redazione della tesi e di procedere con la discussione. Al pari, ma al contrario, una donna sicura di sé non vede che la ragione della mancanza di un compagno stabile al suo fianco nonostante le sue capacità intellettive nonché la piacevolezza della figura non sta tanto nella sua forte autostima, che spaventa chi ha accanto, bensì nell'assenza di una vera inclusione di un uomo all'interno della sua vita, avendo sempre preferito lasciare il partner di turno ai suoi margini.
Sfortuna e incapacità fanno capolino nella vita di chiunque ritiene che sia una questione di autostima l'impossibilità di accedere a quel qualcosa che tanto si desidera nella propria vita. Un'attribuzione di un carattere innato e dunque immodificabile che compare l'addove invece manca la volontà di un reale cambiamento, nel timore delle trasformazioni che questo potrebbe portare. Appare allora emblematica la figura del suicida che mostra un'autostima molto alta, incurante delle conseguenze del suo gesto per i suoi amici e familiari. Il volume in questo senso è irriverente, costituisce cioè una interpretazione non retorica di atteggiamenti e scelte delle persone, svelando la vera natura di quell'incapacità all'azione.

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